MARINO CAPICCHIONI

 

Marino Capicchioni nacque a Santa Mustiola nella Repubblica di San Marino il 28 giugno1895. In giovane età iniziò a frequentare il laboratorio di un falegname locale apprendendo il mestiere di bottaio ma anche di intagliatore ed ebanista. Solo in seguito emerse il suo interesse per la fabbricazione di strumenti musicali. In un primo tempo si dedicò alla realizzazione  di alcune chitarre mentre, all'età di 24 anni, costruì  il suo primo violino. Nel 1929 si stabilì permanentemente a Rimini dove iniziò l'attività da professionista con una bottega propria. Partecipò, in seguito, a numerose mostre e concorsi in tutta Italia ottenendo numerosi consensi e riconoscimenti; già nel 1931, evidenziando un precoce quanto straordinario talento, vinse una Medaglia d'oro all'esposizione di Padova e nel 1937 gli furono conferiti un diploma d'onore e una medaglia d'argento con un quartetto al concorso di Cremona in occasione del bicentenario della morte di Stradivari. Si dedicò sempre alla sua attività con grandissimo amore e fervore cercando di migliorare costantemente la qualità delle proprie realizzazioni: l'attività di ricerca fu continua e ne è chiara testimonianza il gran mumero di strumenti realizzati nella sua bottega.

Il Dizionario universale dei Liutai del Vannes segnala che, nel 1948, Capicchioni aveva al suo attivo 350 violini, 10 viole e 20 violoncelli. Dalla metà degli anni Quaranta cominciò a lavorare con lui il figlio Mario con il quale condivise l'attività fino al 19 ottobre 1977, momento della sua morte. La Repubblica di San Marino ha dedicato a Marino Capicchioni una Piazza ed un monumento, opera dello scultore M. Busignani Reffi. 

Analizzando la globalità della sua opera, si possono distinguere due diversi periodi: il primo arriva alla fine degli anni trenta mentre il secondo, detto "epoca d'oro" per la maturità artistico ormai completamente raggiunte, si stende dagli anni quaranta alla scomparsa del maestro. La produzione degli anni venti e primi trenta si contraddistingue per la continua ricerca di soluzioni tecniche e stilistiche; si nota, a fronte di una buona tecnica, una personalità ancora poco spiccata da parte del maestro. A rendere famose, e quindi ambite dai più importanti musicisti italiani, le opere di Capicchioni sono state, sicuramente, gli strumenti dell'epoca d'oro. Pur ispirandosi ai modelli classici di Stradivari e Guarneri il Maestro riuscì rivisitarli aggiungendo il plusvalore di una personalissima impronta al proprio lavoro , tanto da renderlo praticamente inconfondibile.

Impiegò sempre del materiale di eccezionale qualità e, per esaltare ancor più la marezzatura del legno, sviluppò un particolare trattamento a cui sottoporre lo strumento "in bianco". Con la stesura della vernice, poi, cercava di dare allo strumento un aspetto non nuovo, aumentando la concentrazione del colore nelle concavità , schiarendo i bordi così da evidenziare, in maniera ancora più marcata, la venatura dell'abete con cui veniva fabbricata la tavola armonica. Il colore della vernice è solitamente giallo-oro, ma non mancano strumenti di un notevole rosso vivo. Il lavoro di Capicchioni fece una vera e propria moda già a partire dagli anni Sessanta e ciò continua fino ad oggi anche per merito della eccellente sonorità dei suoi strumenti.  

David Oistrach, Yehudi Menhuin, Salvatore Accardo, Felix Ayo, Pina Carmirelli, Anna Maria Cotogni, Arturo e Rodolfo Bonucci, Luigi Alberto Bianchi, Franco Rossi, Mstislav Rostropovitch, Amedeo Baldovino sono solo alcuni tra i virtuosi che hanno apprezzato le opere del maestro sanmarinese al punto di farne compagni di viaggio con cui esprimere la loro straordinaria abilità. Un quartetto di strumenti, poi, è stabilmente esposto al Museo Stradivariano di Cremona imsieme alle realizzazioni di coloro che erano stati punto di riferimento cui tendere. 

Da qualche anno il lavoro di Capicchioni è motivo di interesse anche da parte dei liutai , soprattutto per i suoi modelli e per la sua spiccata personalità.

MARCELLO VILLA